Olga Caldas svela il suo giardino: tra fiori e intimità
Nata in Portogallo e nutrita dall’entusiasmo creativo di Parigi, la fotografa trasforma il proprio giardino in uno studio a cielo aperto. E mostrando questo giardino, svela anche quello intimo delle sue emozioni.
«L’esposizione l’ho voluta come un giardino in cui ci sono diversi sentieri. Il pubblico può scegliere quello da intraprendere, può tornare indietro su suoi passi. Può visitare l’esposizione come vuole, senza seguire un ordine cronologico. Sono esposte diverse serie, l’ultima è recentissima, l’ho realizzata domenica scorsa», spiega Olga Caldas a vivicreativo in occasione del vernissage. «Le differenti serie sono come delle isole fiorite. È una mostra floreale.
Affinità elettive, ed espositive
«Sono molto felice di esporre in questo luogo magnifico, importante per la sua programmazione artistica. Quasi ai piedi della cattedrale del Sacro Cuore». Inoltre, attualmente è in corso la mostra Malcolm de Chazal, che dipinge dei fiori, e la mia mostra – anche se un po’ atipica per questo spazio culturale -è come se entrasse in risonanza con quella dell’artista mauriziano.
L’allestimento presenta, sullo stesso sfondo, i soggetti delle diverse serie non si mescolano e domandano di essere visti separatamente. Si ritrovano reminiscenze infantili, come una ballerina anonima, leggerissima, che prende il volo sulla sua altalena, o la serie dedicata al rituale del bagno, realizzata a Tokyo l’anno scorso.
La camera oscura
Olga Caldas non si interessa la tecnica. Le sue fotografie, mescolando pellicola e tecniche digitali, rivelano una ricerca artistica incentrata sull’ibridazione e la metamorfosi. Utilizza esclusivamente la luce naturale. Talvolta impiega anche la tecnica della “camera oscura”.
Tra gli scatti espositi che utilizzano questa tecnica, La femme fleur, che spiega la fotografa «L’ho realizzata utilizzando la camera oscura. La donna in secondo piano sono io, ho creato una composizione con un fiore ben a fuoco, in primo piano», che diventa un vestito che indossa la Olga Caldas.
I fiori: un incontro tra persone
In questo giardino alla Halle Saint Pierre ci sono molti fiori. «Amo rappresentare i fiori come fossero delle persone», dichiara la fotografa. «Realizzo dei loro ritratti perché è come se vedessi la loro testa. Ecco perché in questa mostra sono così imponenti, anche nel formato. È il fiore che mi chiama. In un bouquet o in un grande giardino è un solo fiore che capta la mia attenzione. Sono per me degli incontri».
È questa “visione” del mondo floreale che invece di essere associato alla transitorietà, all’effimero, alle “nature morte” o alla vanità dell’apparenza, in questi scatti prevale è la percezione opposta. L’immediatezza della loro luminosità introduce a una sensazione di eternità.
La fotografia: una rivelazione
«La passione per la fotografia è nata nei banchi di scuola, al liceo, durante un laboratorio di fotografia. Mi affascinava la pellicola. È stata una rivelazione in tutti i sensi: la rivelazione di quest’arte e dell’immagine di una fotografia. Perché bisogna aspettare di aver sviluppato la pellicola per sapere cosa si è creato. È come della magia quando l’immagine comincia ad apparire, a svelarsi. In quel momento mi sento vicina ai primi fotografi, all’emozione straordinaria che hanno provato realizzando le prime fotografie della storia.»
Un altro mondo in bianco e nero
«Non arrivo a lavorare a colori. Lavoro esclusivamente in bianco e nero. È una questione d’estetica. Mi permette di mettere una distanza con il reale, come in un sogno. La realtà è a colori. In bianco e nero un mondo onirico, fantastico. Quello che mi interessa è andare oltre l’apparenza, vedere quello che è dietro, nascosto. Forse, se dovessi lavori a colori, dovresti trovare il modo che non siano i “veri” colori».